ANP CONTRO HAMAS, DAMASCO CON I DRUSI
I mediatori di Qatar, Stati Uniti ed Egitto hanno imposto un ultimatum a Hamas, asserendo che “questa è l’ultima possibilità di impedire che Israele ricominci la guerra a Gaza”.
Si parla infatti dei negoziati in corso a Doha, dove sono presenti, tra le altre, le delegazioni di Hamas e di Tel Aviv.
La volontà generale è quella di spingere per un prolungamento della fase uno del cessate il fuoco, per un periodo aggiuntivo di 60 giorni in cui Hamas rilascerebbe 10 ostaggi, in cambio di terroristi di spicco detenuti da Israele.
Anche l’Anp si è schierata contro l’organizzazione terroristica, condannandola per i colloqui iniziati in Qatar, che secondo l’Autorità “indeboliscono” il consenso arabo a favore del piano egiziano per il futuro di Gaza.
Ad alimentare questo sentimento sarebbe anche la concezione del presidente Abu Mazen che la presenza di Hamas ai colloqui, piuttosto che dell’Autorità, danneggi l’unità palestinese.
Sempre in occasione di queste negoziazioni, gli Stati Uniti sotto Donald Trump avrebbero, secondo indiscrezioni del media qatariota al Arabi al Jadeed, informato il Cairo della decisione di ridurre gli aiuti militari forniti.
Una mossa pensata per mettere pressioni sull’Egitto, al fine di accettare il piano statunitense per Gaza.
Nel frattempo, in Siria, dopo l’accordo firmato dal governo transitorio con la minoranza curda del nord-est del paese e la conseguente approvazione degli Stati Uniti, è arrivato il turno della minoranza drusa.
Situata nella regione sud-occidentale del paese, l’entità territoriale confina con Israele, che le scorse settimane aveva dichiarato il proprio sostegno alla minoranza, occupandone una zona.
L’obiettivo di Damasco sembra quello di voler riunire le varie etnie del paese all’interno del governo centrale, riconoscendone i pieni diritti, nel caso dei curdi, e legittimando l’autorità siriana domesticamente, come pure internazionalmente.
Continuano le condanne da parte di Ong riguardo al massacro di civili siriani della scorsa settimana.
L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria ha confermato che il numero di vittime ha superato le 1200, sollecitando le autorità siriane a perseguire il prima possibile i responsabili delle esecuzioni sommarie, indirizzate per la stragrande maggioranza verso la minoranza alawita.