notizie / 12/03/2025 14:39

GROENLANDIA, VINCE L’OPPOSIZIONE. E TRUMP OSSERVA

Si è concluso lo spoglio dei voti in Groenlandia. Il centrodestra dei social-liberali ha prevalso con quasi il 30% dei consensi.

Sconfitta la coalizione di centrosinistra formata da ambientalisti e social-democratici, rispettivamente scivolati al terzo e al quarto posto nelle preferenze degli elettori.

La grande sorpresa è stata l’affermazione del partito nazionalista Naleraq, la formazione più insistente nel chiedere l’indipendenza, risultato il secondo più popolare con il 24,5% dei voti.

In ogni caso, saranno necessarie delle trattative per formare la nuova coalizione di governo, dato che nessuno schieramento è in possesso dei numeri per governare da solo.

Un punto in comune tra tutti i partiti è il raggiungimento dell’indipendenza. I groenlandesi infatti chiedono a gran voce di affrancarsi dalla Danimarca, da cui sono ancora dipendenti, considerando che Copenaghen detiene il controllo dell’economia, della sicurezza e della politica estera dell’isola, accusandola di un trattamento di seconda classe della popolazione locale e di aver cancellato le loro tradizioni tramite politiche di assimilazione culturale.

Nonostante il comune sentimento sia quello di diventare nazione, i principali partiti hanno diverse visioni di come questa impresa dovrebbe venire a compiersi. Tra chi chiede l’indipendenza rapida, come i membri di Naleraq, e chi ritiene di dover prima consolidare lo sviluppo economico groenlandese.

Già, perché è la Danimarca a dettare la linea economica del territorio. Gli aiuti della corona ammontano a circa il 20% del Pil groenlandese, un buco difficile da colmare dovesse venire a meno.

I fautori dell’indipendenza immediata vorrebbero rimpiazzare i fondi danesi con lo sfruttamento del fertile patrimonio naturale groenlandese. Sotto il permafrost polare si nascondono infatti giacimenti petroliferi e di terre rare, bramati anche dal convitato di pietra Donald Trump che pregusta fruttuosi accordi commerciali con la terra dei ghiacci.

Questo atteggiamento meno “green” e più opportunista si scontra però con il tradizionale rispetto per la natura insito nel popolo inuit, oltre che con le limitazioni di un sistema minerario poco sviluppato. Senza considerare che l’85% dei groenlandesi si dichiara contrario a diventare il 51esimo stato Usa, come da desiderio del tycoon.

Indipendenza sì, ma secondo le proprie intenzioni. E dunque, che la battaglia diplomatica abbia inizio.

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