L’ASSASSINO NARRA L’ASSURDO OMICIDIO DI LIMENA

“Franco non è morto subito, l'ho vegliato fino al pomeriggio”.
Queste sono le parole di Alessio Battaglia, confessore dell’omicidio ai danni dell’80enne Franco Bernardo Bergamin.
Il fatto, avvenuto una decina di giorni prima del ritrovamento del 5 marzo scorso, era successo a Limena, nell'appartamento del pensionato in via Papa Giovanni XXIII.
Il 41enne originario di Trieste conviveva con la vittima da oltre un anno, ma negli ultimi mesi i litigi erano all’ordine del giorno.
Dal carcere Due Palazzi, nell’interrogatorio davanti al gip, il confessore ha ricostruito quel 22 febbraio.

«L'ho colpito al torace e con due schiaffi in faccia. È caduto con un fianco sul pavimento».
Ma la versione non convince la Procura e le forze dell’ordine vista anche l’autopsia del medico legale.
Il pensionato ha riportato infatti delle ferite alla testa, che però non sarebbero gravi al punto da causarne la morte.
Sarebbe invece la frattura della colonna cervicale, che ha coinvolto ben 4 vertebre a essere stata fatale a Bergamin.
L’uccisore avrebbe inoltre parlato dei litigi frequenti dell’ultimo periodo, causati dal mancato pagamento delle bollette dell’appartamento.
Anche su questo gli inquirenti hanno molti dubbi.

La teoria che stanno vagliando nelle ultime ore le forze dell’ordine, riguarda invece un movente di natura economica, in particolare un possibile occultamento del cadavere per ricevere la pensione dell’80enne.
Per questo, oltre a sequestrare i telefoni delle due persone coinvolte nella tragedia, stanno controllando anche i loro conti correnti bancari.