LAVORO: ARMA DI RISCATTO E SVUOTACARCERI
Diciassette Trattamenti Sanitari Obbligatori in un anno in carcere a Montorio, sui 74 totali effettuati nel Comune di Verona. Quattro suicidi e numerosi tentativi. Assenza di uno psichiatra assunto stabilmente. Sovraffollamento, 599 detenuti, fenomeno particolarmente accentuato nel reparto di infermeria. Poca attività educativa, formativa e di lavoro rispetto al numero di utenti. Queste alcune delle criticità individuate da Don Carlo Vinco, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, nel carcere veronese di Montorio nella sua annuale relazione di bilancio dell’attività presentata al Consiglio Comunale scaligero. Corretto però anche sottolineare ciò che di positivo viene realizzato in favore ad esempio del reinserimento attivo per i detenuti. C’è chi vorrebbe uno svuotacarceri così da soluzionare la questione del sovraffollamento che origina tensioni, violenza e in alcuni casi gesti estremi, chi punta a far scontare le pene nei Paesi d’origine nel caso dei detenuti stranieri e chi come nel caso del protocollo siglato in queste ore, punta al lavoro come arma di riscatto in grado di alleggerire il numero dei detenuti. Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, il provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili e l’Associazione Seconda Chance cerniera tra imprese e carceri con all’attivo 470 offerte di impiego per carcerati in tutta Italia, hanno sottoscritto un percorso di selezione, formazione e successivo impiego per detenuti da inserire presso imprese edili. Il lavoro è una preziosa arma per abbattere le reiterazione di crimini scontata la pena. Molti carcerati una volta usciti dal carcere , trovandosi senza soldi e senza prospettive per il futuro commettono nuovamente crimini. Grazie a una professione appresa durante il periodo detentivo si riesce a spezzare il fenomeno recidivo. Comprendere gli errori, pagarne il prezzo con la Giustizia ma avere anche future prospettive , questa la strada da percorrere per un concreto reintegro nella società delle persone recluse.