PADOVA, L'ALLARME DEI NEGOZIANTI: IL CENTRO CHIUDE
"Padova è una città che tra qualche anno rischia non di essere chiusa per ferie, ma chiusa per assenza di negozi". L'allarme arriva apertamente dall'associazione dei commercianti cittadini: è Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, a mettere in luce lo stato di profonda crisi in cui versa il commercio di vicinato nella città del Santo, sia in centro storico che nei vari quartieri cittadini.
Dal 2012 ad oggi, ovvero in poco più di dieci anni, in tutta Italia sono andati persi circa 118mila negozi al dettaglio. Ma è il dato padovano, quello del territorio comunale, a preoccupare non poco le associazioni di categoria: il comune di Padova, secondo il report di Confcommercio, tra esercizi del centro storico e esercizi dei quartieri ha registrato un saldo negativo pari a 407 attività commerciali che hanno chiuso i battenti. Serrande giù, e chiuse per sempre. A fare rumore sono soprattutto i numeri del centro storico: ben 205 sono i negozi del centro che hanno alzato bandiera bianca, mentre sono 202 quelli che hanno chiuso nel resto della città, ovvero in tutti gli altri quartieri. Segno tangibile di come sia sempre più difficile fare impresa, soprattutto nei centri cittadini. Sul totale degli esercizi, nel complesso, Padova ha perso il 25,4% dei suoi esercizi, esattamente un quarto: un dato che colloca la città del Santo al 39° posto su 122 capoluoghi italiani.
Dati perfettamente in linea con i numeri del Veneto, visto che nelle altre città la riduzione si attesta mediamente sempre tra il 27% di chiusure a Treviso e il 23,3% di Verona.
è sufficiente analizzare i dati divisi per tipologia merceologica, poi, per capire come stia mutando il commercio nei centri storici, e soprattutto quali siano le più probabili cause. Nei centri storici italiani chiudono sempre di più i negozi di libri e giocattoli (-36%), mobili e ferramenta (-34%), e addirittura del 26% quelli di abbigliamento: tutte attività su cui internet, e gli acquisti online consegnati quasi in giornata, negli anni hanno dato una mazzata tremenda, sommati anche all'aumento esponenziale degli affitti.
Per contro, invece, nell'ultimo decennio sono aumentati le farmacie (+12)% e ovviamente le attività di alloggio, al cui interno si registra un vero e proprio boom (+170%) degli affitti brevi.
Negli ultimi giorni, proprio per questo quadro generale, Confcommercio e ANCI hanno scritto al Governo chiedendo iniziative mirate per contrastare la desertificazione del commercio: la proposta, è di avviare azioni concrete di rilancio del tessuto economico urbano. Perchè la chiusura di un negozio non è solo un problema economico: un'attività che chiude, e una famiglia che probabilmente perde un reddito. Il negoziante è anche sentinella del territorio, e una chiusura dopo l'altra rendono vuote le strade, lasciandole in balia del degrado. Se spariscono i negozi, aumenta la pericolosità di una zona della città: non è solamente una questione economica, quella su cui ragionare.