GDF ROVIGO: 7 LAVORATORI IN NERO IN UN CLUB PRIVE'
ROVIGO- Lavoratori in nero, omessa documentazione e truffa. È quanto emerso dall’operazione congiunta a contrasto del “lavoro sommerso” che ha visto impegnati il personale della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco e della Polizia Locale di Rovigo. Al centro dell’ispezione un “CLUB PRIVE” per scambisti oggetto di una segnalazione da parte di “ASSO Intrattenimenti” alla Prefettura rodigina. Giunti sul posto i finanzieri hanno appurato come l’accesso al locale fosse aperto a chiunque, tramite pagamento sul posto in contanti della quota associativa oltre al biglietto d’ingresso, primo elemento indicatore di una vera e propria natura commerciale, visto che il tesseramento per un club non può essere effettuato al momento dell’ingresso, escamotage quindi per consentire l’accesso al club indistintamente a più clientela possibile. All’esterno del locale erano presenti alcuni addetti alla sicurezza ed accoglienza della clientela, al suo interno operavano; barman, un DJ e dei guardarobieri, per un totale di 7 lavoratori risultati completamente “in nero”. Inoltre durante i controlli i Vigili del Fuoco hanno rilevato l’omessa presentazione della SCIA e carenze documentali relative alla conformità degli impianti ed alla sicurezza nei luoghi di lavoro mentre gli agenti della finanza hanno attivato un’approfondita indagine sulla documentazione fiscale per risalire al giro d’affari della finta associazione. Secondo la CGIA di Mestre ammonta a 68 miliardi di euro il volume d’affari annuo riconducibile al lavoro irregolare presente in Italia, fenomeno esteso anche al Nordest, con quattro settori a tasso di irregolarità particolarmente rilevante: “servizi alle persone” (42,6%), “agricoltura, silvicoltura e pesca” (16,8%), “costruzioni” (13,3%) e “commercio, trasporti, alloggio e ristorazione” (12,7%). Per contrastare tale fenomeno, spesso anticamera anche delle più gravi condotte di caporalato, continua incessante l’attività di controllo della Guardia di Finanza che, nei primi due mesi dell’anno, soltanto nel Polesine ha permesso di individuare ben 14 lavoratori totalmente “in nero”.