CAPORALATO NEL TREVIGIANO: 50 BRACCIANTI SFRUTTATI
Vivevano in condizioni disumane: addirittura in cinquanta, tutti insieme, all’interno di uno stabile fatiscente, sporco, tra igiene inesistente e immondizia ovunque.
Una catapecchia che non può essere chiamata casa ma che per questi lavoratori indiani era l’unico tetto possibile sopra la loro testa.
Quando non lavoravano ovviamente. Perché per 14 ore al giorno, tutti i giorni, erano nei campi del trevigiano, tra Oderzo e Ponte di Piave.
Sfruttati, quasi schiavizzati da caporali senza scrupoli che avevano bisogno delle loro braccia ma che non avevano il benché minimo interesse a garantire loro anche le più minime condizioni di vita e di lavoro. Tanto che non hanno mai corrisposto loro nemmeno un euro.
Una situazione inimmaginabile, proseguita per diversi mesi fino a che tredici di loro non hanno avuto il coraggio di denunciare, e si sono rivolti alla Flai Cgil del Veneto, che ha potuto riscontrare quanto stesse succedendo.
E a girare queste incredibili immagini che state vedendo sono stati proprio loro, che hanno trovato la forza di documentare la loro situazione.
I braccianti, ora, sono stati portati in alcune strutture protette messe a disposizione dal Progetto Navigare.
I loro aguzzini sono stati denunciati per caporalato, sfruttamento del lavoro, tratta di esseri umani e truffa ai danni di lavoratori sotto ricatto.
Si tratta, purtroppo, solo dell’ultimo caso di un fenomeno troppo presente anche in Veneto.
Il sindacato, allora, chiede misure urgenti da parte delle istituzioni per combattere la piaga del caporalato e dello sfruttamento del lavoro.