DOPO VAIA LA SIFDA E LA RIFORESTAZIONE
Sono passati quasi sei anni da quel 29 ottobre quando la tempesta Vaia con raffiche di vento superiori ai 200 chilometri orari devastò il paesaggio montano. In poche ore intere foreste furono rase al suolo danneggiando gravemente l’ecosistema ulteriormente compromesso dal Bostrico, un piccolo insetto che scavando gallerie sotto la corteccia degli alberi ne causa la morte.
A sei anni da quella catastrofe, conseguenza della crisi climatica, la sfida della riforestazione è in piena attività. Non si tratta solo di piantare nuovi alberi, ma di ricreare un equilibrio naturale che possa resistere alle future tempeste e adattarsi al riscaldamento globale.
Tra le specie maggiormente impiegate ci sono il larice, il faggio, l’abete bianco e quello rosso, ma in molte zone si stanno introducendo anche varietà più resistenti ai cambiamenti climatici, come il pino silvestre.
Nelle nostre montagne sono diversi i progetti di riforestazione in atto molti coinvolgono le scolaresche e le comunità montane. Tra i tanti, degno di nota è ‘Oltre Vaia’ realizzato nei boschi del Comune di Asiago dall’università di Padova. In un’area di tre ettari a 1.550 metri sul livello del mare si è cercato di imitare la natura, lasciando una parte del bosco ad evoluzione naturale, mentre in un’altra parte si è proceduto attraverso impianti di specie differenti e autoctone. Sono state utilizzate piante di una ventina di centimetri di altezza appartenenti a 8 specie diverse a garanzia della biodiversità. I piccoli alberi sono piantati a circa un metro di distanza l’uno dall’altro in gruppi della stessa varietà abbastanza estesi per consentire lo sviluppo ottimale di un albero adulto.