BUS DI MESTRE: UN ANNO DOPO, ANCORA POCHE RISPOSTE
Il 3 ottobre 2023 erano le 19.38. Esattamente un anno fa, a Mestre, un autobus dell’azienda La Linea, di ritorno da Venezia con un gruppo di turisti, precipitò dal Cavalcavia Superiore: 22 persone persero la vita (l’ultima, una turista spagnola, lo scorso aprile), altre 14 rimasero ferite.
Una delle più grandi tragedie nella storia – non solo quella recente – di Venezia. Una ferita difficile da rimarginare e su cui, ancora oggi, si parla e si scrive.
Perché a un anno di distanza da quella serata maledetta le indagini della Procura di Venezia non si sono ancora concluse, anche se forse, nonostante dagli ambienti giudiziari non trapeli nulla, potremmo essere vicini a una svolta.
Diverse perizie sono state disposte negli ultimi mesi: la prima quella sul cuore dell’autista Alberto Rizzotto, che a sua volta perse la vita nella strage. Gli accertamenti non riscontrarono alcuna anomalia cardiaca, se non un’ostruzione all’arteria coronarica sinistra, che però, a quanto pare, non avrebbe causato malori di alcun tipo.
E allora le cause sono da ricercare altrove: forse la rottura dello sterzo del bus, come evidenziato da una perizia tecnica effettuata sul mezzo. E poi c’è il guardrail, vecchio, forse da sostituire, ma che non ha ceduto. L’autobus, però, è finito giù dal cavalcavia perché ad un certo punto le barriere di protezione si sono interrotte: un varco di servizio lungo alcuni metri su cui il mezzo, instabile a causa della rottura dello sterzo, si è infilato.
Un combinato disposto che purtroppo è risultato fatale.
Quattro persone sono iscritte nel registro degli indagati: l’amministratore delegato della società La Linea, due dirigenti comunali e un responsabile di settore.
Nelle prossime settimane si saprà nei confronti di chi, eventualmente, scatteranno i rinvii a giudizio.