IL PIANO DI IUAV PER RICOSTRUIRE GAZA
C’è un po’ di Venezia nella ricostruzione di Gaza. Mentre la Striscia si trova devastata da mesi di bombardamenti, con infrastrutture distrutte e una popolazione in gran parte sfollata, un contributo italiano arriva dall’Università Iuav di Venezia, chiamata a partecipare al piano di ricostruzione.
Secondo le Nazioni Unite, nove case su dieci a Gaza sono gravemente danneggiate o completamente distrutte. Dei due milioni di abitanti, la maggior parte ha dovuto abbandonare le proprie case. Oltre il 70% degli edifici e dei campi coltivati è inutilizzabile, e due terzi delle strade sono impraticabili. Le macerie da rimuovere ammontano a circa 50 milioni di tonnellate, e il lavoro di sgombero potrebbe richiedere fino a 21 anni. La ricostruzione, secondo le stime dell’ONU, potrebbe protrarsi fino al 2040, con un costo complessivo che potrebbe raggiungere i 40 miliardi di dollari.
Il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato un controverso piano per Gaza: al termine del conflitto, gli USA assumeranno il controllo del territorio, dopo la consegna da parte di Israele, e guideranno il processo di ricostruzione. Tuttavia, il piano prevede anche lo spostamento degli attuali abitanti della Striscia in località non ancora definite, un’idea che incontra forti resistenze da parte della popolazione palestinese e dei paesi vicini, restii ad accogliere sfollati.
Nel processo di ricostruzione sarà coinvolta anche l’Università Iuav di Venezia, unica istituzione italiana nel progetto. L’ateneo, con una lunga esperienza nella progettazione post-disastro, ha elaborato un piano innovativo basato sulla creazione di piccoli quartieri autonomi, in grado di ospitare tra le 10.000 e le 50.000 persone. Un contributo che potrebbe dare una speranza per il futuro di Gaza, tra macerie, incertezze politiche e un difficile cammino verso la normalità.