INCHIESTA PALUDE, BORASO PATTEGGIA
3 anni e dieci mesi di reclusione e la restituzione di 400 mila euro. Renato Boraso, ex assessore ai Trasporti del Comune di Venezia, accusato di corruzione nell’ambito dell’inchiesta Palude scoppiata la scorsa estate, è giunto a un accordo con la Procura. E con lui anche i tre imprenditori coinvolti.
Boraso, secondo l’accusa, avrebbe favorito imprenditori amici in gare pubbliche e procedimenti urbanistici, mascherando le tangenti ricevute come consulenze attraverso le sue società.
La decisione finale spetterà al giudice per le indagini preliminari, che dovrà approvare l’accordo e, in caso positivo, annullerà l’udienza già fissata per il 27 marzo.
In ogni caso, per l’ex assessore, la vicenda non terminerà dopo l'eventuale approvazione dell'accordo da parte del Gip perché superati i capi d'imputazione che lo hanno portato in carcere, dovrà andare ad eventuale processo per gli altri. 12, in totale, quelli che gli sono contestati.
Gli altri tre imprenditori coinvolti, invece, hanno patteggiato pene che vanno dai 2 anni e 6 mesi ai 3 anni e 10 mesi.
C’è poi un secondo filone dell’inchiesta Palude, quello legato alla presunta vendita a prezzo ribassato di Palazzo Papadopoli al magnate di Singapore Ching e alla trattativa per la vendita dei terreni dei Pili di Porto Marghera, di proprietà del sindaco Luigi Brugnaro. Sono indagati, oltre al sindaco, i suoi collaboratori più stretti e lo stesso Ching.
In totale, l’indagine coinvolge 32 persone e 14 aziende.