OPERATORI SANITARI AL LIMITE, ALLARME BURNOUT
Turni massacranti, riposi che saltano, carichi di lavoro sempre più pesanti. È la realtà che vivono gli operatori delle case di riposo, dove il personale è sempre meno e i bisogni degli ospiti sempre maggiori. A tutto questo si aggiungono rette in crescita e famiglie più esigenti, con un inevitabile aumento della pressione sugli operatori.
La conseguenza? Ansia, insonnia, difficoltà di concentrazione, fino alla depressione. Tutti sintomi di burnout, la sindrome da stress cronico lavoro-correlato, che porta a un vero e proprio esaurimento fisico e mentale.
Nel veneziano, per la prima volta, un medico del lavoro ha certificato il burnout in un’operatrice sociosanitaria, dopo la relazione di una psicologa. Due mesi di malattia per affrontare un percorso di psicoterapia, necessario per curare quella che viene descritta come una sindrome ansioso-depressiva legata all’ambiente di lavoro.
Gli stipendi bassi, i ritmi sempre più serrati e il contatto quotidiano con la fragilità e la morte rendono questo lavoro uno dei più logoranti. Ma senza il giusto sostegno, chi si prende cura degli altri rischia di non riuscire più a prendersi cura di sé.
Ecco perché cresce l’appello a garantire un supporto psicologico strutturato e continuativo al personale sanitario, indispensabile non solo per il loro benessere ma anche per la qualità dei servizi offerti agli anziani.