TRENTINI, L’EX COMPAGNO DI CELLA: “STA BENE”
“Alberto Trentini è vivo, sta fisicamente bene, anche se fuma un po’ troppo, ed è preoccupato per i suoi genitori”.
A riaccendere i riflettori sulla vicenda del cooperante veneziano detenuto nel carcere El Rodeo a Caracas, in Venezuela, è chi con lui una parte degli ultimi mesi li ha trascorsi.
Un ex detenuto svizzero, che con Trentini ha condiviso il carcere, di recente intervistato dal quotidiano Avvenire.
Per i genitori di Trentini, che con il figlio hanno potuto parlare solo una volta al telefono dopo diversi mesi dal sua arresto – tra l’altro senza precise accuse mosse a suo carico – è senz’altro una buona notizia.
Attenuta, però, dalle parole forti rilasciate dall’ex compagno di carcere di Alberto: ha raccontato di condizioni terribili in una prigione fatiscente, tra igiene che scarseggia e meno di un’ora d’aria un paio di volte a settimana. E poi le torture, nel tentativo di estorcere verità inventate e confermare accuse mosse a detenuti che in realtà sono solo pedine di scambio del regime.
Già il regime: su questo le sorti di Trentini – a sentire quanto dichiarato dall’ex detenuto svizzero – sarebbero appese alle decisioni di tre persone. Maduro, il suo ministro dell’Interno e il suo Ministro della Difesa.
“Ai suoi cari dico di non perdere la speranza, se ce l’ho fatta io ce l’ha farà lui”: l’ex compagno di prigionia chiude così.
Alberto Trentini, originario del Lido di Venezia, era stato arrestato a un posto di blocco a metà novembre. Aveva raggiunto un mese prima il paese sudamericano per coordinare il lavoro di una ong.
In otto mesi di detenzione un solo contatto con la famiglia e un lavoro diplomatico molto complesso, che prosegue ancora oggi nel tentativo di riportarlo a casa.
In Italia, tra flash mob e scioperi della fame, il lavoro degli amici per tenere accesi i riflettori sulla sua vicenda non si è mai fermato.