TURETTA CONDANNATO ALL'ERGASTOLO: PROCESSO CHIUSO
Dopo il ritiro dei ricorsi, sia della difesa che poi anche dell’accusa, diventa definitiva la condanna all’ergastolo di Filippo Turetta. Non che ce ne fosse dubbio, dopo l’annuncio prima dell’imputato, e poi anche del del procuratore generale di Venezia, all’impugnazione della condanna in primo grado arrivata undici mesi fa. Ma venerdì mattina, in aula bunker a Mestre, le due posizioni sono state ratificate di fronte alla Corte d’assise d’Appello, che ha ufficializzato la conclusione del processo. Da oggi in poi, per la legge italiana ala condanna all’ergastolo per Filippo Turetta è definitiva: il giovane di Torreglia è l’unico responsabile del femminicidio di Giulia Cecchettin, omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione, che finisce negli archivi anche per la magistratura.
All’udienza, un semplice pro forma che però non si poteva annullare avendo le parti inizialmente richiesto la formula della trattazione orale, non era presente né Turetta, né Gino e i familiari di Giulia. Non c’erano nemmeno i due legali che avevano difeso l’imputato in primo grado, gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, sostituiti – per la semplice comunicazione della rinuncia al ricorso – dai legali Jacopo Della Valentina e Chiara Mazzocco. C’erano invece gli avvocati della famiglia di Giulia e delle parti civili. "Con la rinuncia all'appello su crudeltà e stalking, l'esatta qualificazione del fatto purtroppo è sfuggita”, ha commentato all’uscita l’avvocato Nicodemo Gentile, tra i fondatori della fondazione Penelope in Italia e legale di parte civile per Elena, la sorella di Giulia. “Eppure ci sono delle ragioni che ci dicono che le polveri del contraddittorio sono bagnate e quindi è meglio fermarsi qui": la fine del processo, ha concluso il legale, non significa non ricordare più Giulia, la cui memoria sarà per sempre onorata con un impegno diverso.