CASO TRENTINI, DA UN ANNO IN GALERA SENZA MOTIVO
Alberto Trentini si trova da un anno rinchiuso nelle prigioni venezuelane. È trascorso esattamente un anno da quando, era il 15 novembre del 2024, il cooperante veneziano è stato arrestato e imprigionato dalle autorità di Caracas, e da allora è detenuto nelle prigioni . la sua storia, la battaglia dei suoi familiari e amici, e non ultimo il silenzio troppo spesso frastornante del governo italiano, è diventato un simbolo ben oltre il caso individuale: Trentini, originario del Lido di Venezia, è stato arrestato in Venezuela senza chiare accuse chiare mentre stava svolgendo una missione umanitaria per una ONG impegnata nell’assistenza a persone con disabilità. E da allora si trova nel carcere El Rodeo, vicino Caracas: per mesi è rimasto in isolamento, senza poter contattare i propri cari, ha accesso limitato alle cure mediche e alle sue medicine per controllare l'ipertensione, ma quel che è peggio è che né il governo venezuelano fornisce grazie sul suo stato di detenzione, né tantomeno Palazzo Chigi si è mai sbilanciato in maniera decisa per forzare la ano e pretendere chiarimenti a Maduro.
“Alberto ha dedicato la sua vita agli altri e ora è lui ad aver bisogno di voi: scrivete, parlatene, insistete, perché chi deve decidere lo faccia senza più tentennamenti, come è successo per altri nostri connazionali”, ha detto, in queste ore, ancora una volta la madre di Alberto, Armanda Colusso, con l'ennesimo appello a non spegnere la luce su questa vicenda. Perché da un lato c'è l'angoscia degli amici e dei suoi familiari, dall'altro c'è la richiesta del Ministero degli Esteri italiano di rispettare “il silenzio per non pregiudicare le trattative”. A luglio, dopo otto mesi di detenzione, Alberto per la prima volta aveva potuto telefonare ai parenti a Venezia, ma da allora la sua situazione giudiziaria in Venezuela non è migliorata: non ha ricevuto accuse concrete per lungo tempo, alcuni parlavano di terrorismo o cospirazione, ma il governo venezuelano, a parte sostenere che il processo è in corso e che i diritti del cooperante non siano stati violati, non ha mai spiegato con coerenza la situazione. E senza trasparenza né tantomeno garanzie, il futuro di Alberto rimane nebuloso e incerto. Ancora oggi, dopo un anno di immotivata detenzione.