A GAZA TORNA L’INFERNO, FIRMATO TRUMP E BIBI
I bombardamenti israeliani ripresi in settimana hanno già mietuto più di 400 vittime. Famiglie intere, oltre 100 bambini, terroristi e politici di Hamas, a cui si aggiungono anche due operatori ONU, le bombe di Israele non danno tregua ai palestinesi.
Il premier Netanyahu è intento ad aprire un secondo fronte anche in Cisgiordania, dove già da gennaio si erano intensificate le incursioni.
Attacchi anche nel sud della Siria, dove i caccia israeliani hanno ucciso tre persone, un episodio visto come un tentativo di destabilizzare il paese durante la delicata fase di transizione.
Continua anche la campagna militare statunitense contro gli Houthi in Yemen, come pure le crescenti ostilità verso Teheran.
In una lettera, Donald Trump, avrebbe imposto un ultimatum di due mesi per il raggiungimento di un accordo sul nucleare alla guida suprema Ali Khamenei.
Tra l’indignazione e le denunce di gran parte del mondo, Israele non è preoccupato, perché lo zio Sam gli guarda le spalle.
“Netanyahu ha riportato indietro Ben-Gvir anziché i rapiti”. Questa la denuncia delle famiglie degli ostaggi, che continuano le proteste a Tel Aviv contro la ripresa delle ostilità.
Sono in pochi a volere questa guerra, ma in moltissimi a pagarne le conseguenze.