LA PACE IN UCRAINA PASSA PER LE CENTRALI ELETTRICHE
Squilla il telefono in casa Zelensky: dopo aver parlato con Putin, Donald Trump ha chiamato il presidente ucraino nella tarda serata di mercoledì 19 marzo.
Trump ha affermato, in un commento a caldo, di aver avuto un dialogo proficuo, e di essere sulla buona strada per la pace, lasciando però all’Europa l’onere del riarmo.
Una pace che tuttavia passa attraverso le risorse ucraine: al telefono Trump ha proposto una gestione americana delle centrali elettriche dell’Ucraina, prima tra tutte la centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Secondo Washington, la gestione americana dei centri di produzione energetica aiuterà Kiev a raggiungere una pace stabile.
Le centrali nucleari producono risorse utili a costruire ordigni atomici e sono dunque un rischio per la Russia.
Anche se il dialogo con ambo le parti si infittisce, siamo lontani da un cessate il fuoco: come prevedibile gli attacchi reciproci si sono intensificati subito dopo la telefonata.
Kiev parla di 171 droni russi lanciati nella notte, mentre Mosca dichiara di aver abbattuto più di 130 droni ucraini.
Si spera nel raggiungimento rapido di un accordo, e un passo importante sarà il faccia a faccia tra Trump e Putin: è stato infatti ufficializzato l’incontro tra i due presidenti, che si terrà in Arabia Saudita.
Si consolida quindi l’asse Washington-Mosca, mentre continua ad aprirsi la ferita tra l’Europa e la Russia: il Cremlino guarda con sospetto il riarmo europeo, affermando che l’Europa si sia trasformata nel “partito della guerra”.
Il Vecchio Continente è interessato più agli armamenti che alle risorse energetiche: cosa ce ne facciamo delle armi, se non abbiamo energia?
A chi giova? Certamente all’industria e non ai cittadini europei.