NETANYAHU USA LA GUERRA PER EVITARE IL PROCESSO
Lanciare bombe per evitare un processo. I colloqui per prolungare il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza sono falliti dopo che Hamas ha rifiutato le proposte avanzate dal mediatore americano Steve Witkoff.
Nella notte di martedì 18 marzo le forze israeliane hanno così riaperto il fuoco sulla Striscia di Gaza, inaugurando l’operazione “Forza e Spada”.
Per il premier israeliano Netanyahu il ritorno dello stato di guerra sembra una benedizione: sul presidente pendono dal 2020 tre diverse accuse di corruzione.
Il processo però non ha mai subito sviluppi, a causa del continuo conflitto con i gruppi palestinesi.
Era prevista per oggi martedì 18 marzo un’udienza di testimonianza per Netanyahu, annullata proprio per la ripresa dei combattimenti.
Le vittime registrate sono già oltre 400, tra queste figura il premier di Gaza.
L’esercito dello Stato Ebraico ha intanto ordinato l’evacuazione dei territori confinanti con Israele; intanto però gli aerei dell’IDF hanno bombardato numerosi campi profughi, uccidendo donne e bambini.
La rapidità di notificare il fallimento dei negoziati di pace e la ripresa delle ostilità servono quindi a trattenere Netanyahu fuori dal tribunale, ma a quale costo per i civili palestinesi?