PER ZELENSKY L’EUROPA DEVE FARE DI PIÙ
Parigi: i colloqui per la formazione della “Coalizione dei volenterosi” continuano. I leader di 30 Paesi si sono incontrati ieri per definire i dettagli per l’invio di armi e soldati europei nei territori ucraini, al fine di salvaguardare la futura pace.
Zelensky non è soddisfatto di tutto questo: "Molte domande e poche risposte" ha così commentato il Presidente ucraino, aggiungendo che non si fida della volontà di pace della Russia. Zelensky vorrebbe che l’Europa si impegnasse maggiormente nei campi di battaglia. In questo senso vede di buon occhio l’idea di Macron di inviare truppe europee sotto direzione Nato.
Così facendo lo Stato continua a sollecitare un sostegno significativo e concreto dalla comunità internazionale per affrontare la situazione attuale.
Macron afferma che “Mosca sta fingendo di negoziare” e ha sottolineato la necessità, dopo la pace, di proseguire con le sanzioni contro la Russia. La sua dichiarazione, unita a quella di Zelensky, evidenzia una convergenza tra i due Presidenti: entrambi ritengono che la Russia non sia sinceramente impegnata nei negoziati di pace ed è quindi prudente il riarmo.
Ma la “Coalizione di volenterosi” di cui Macron è solo la punta dell’iceberg sono la Germania e l’Inghilterra. Quell’Europa che aggiunge mattoni al muro contro Mosca.
“Prontezza 2030” è la denominazione del nuovo piano dell’Unione europea volto a rafforzare le capacità di difesa collettiva entro il 2030. Il piano mira a preparare l’Europa ad affrontare eventuali minacce future, da parte della Russia ma non solo.
Il nuovo nome che Ursula von der Leyen ha dato al riarmo fa intendere dunque che l’Europa debba essere completamente riarmata in 5 anni, ma al costo di 800 miliardi di euro.
Putin parla di pace, ma l’Europa capisce guerra: ma se così fosse, 5 anni sarebbero comunque pochi per rispondere al fuoco.
Ma non tutti i Paesi la pensano così. L’Italia della Meloni, ed ora di Salvini, vuole un intervento europeo controllato dall’ONU che garantisca una vera pace poiché così vengano coinvolti tutti i Paesi del mondo: Cina, India e Africa comprese.