SOLDATI EUROPEI AL POSTO DEGLI UCRAINI?
Il presidente francese Macron insiste sulla sua idea di mandare una missione di peacekeeping in Ucraina. Che sia per ottimismo sui colloqui di pace che si stanno tenendo a Riad o solo per la voglia di mostrare i muscoli, la cosiddetta “coalizione di volenterosi” si sta formando.
Si incontrano oggi, a Parigi, i trenta Paesi che faranno parte della coalizione, Italia compresa con la presenza della premier Meloni.
All’incontro è presente anche il capo della Nato Mark Rutte.
Sebbene Palazzo Chigi ha comunicato che l’Italia non parteciperà ad un’eventuale forza militare sul campo, la Meloni prospetta l’estensione all’Ucraina dell’articolo 5 della Nato, sebbene Kiev non ne faccia parte.
Il consigliere di Zelensky ha poi chiesto “forze europee pronte a battersi”, facendo intendere una richiesta di soldati europei operativi nei campi di battaglia, alla luce della situazione in cui versa l’esercito ucraino.
In due anni di guerra, dal 2022 al 2024, l’Ucraina ha incriminato oltre 100mila disertori: un numero incredibilmente alto, se si considera che l’intero esercito ucraino a inizio conflitto era composto da 300mila unità.
L’Eliseo ha prontamente corretto il consigliere di Zelensky, affermando che la missione prenderà piede solo a tregua stabilita.
Macron ha poi affermato che è “troppo presto” anche solo per ipotizzare una
cancellazione delle sanzioni alla Russia e ha annunciato 2 miliardi di euro di aiuti militari all’Ucraina.
La linea dell’Eliseo è dunque quella del pugno di ferro, spinto anche da Zelensky, che ritiene che Putin stia preparando un’offensiva di primavera.
L’idea di inviare, ancora prima di un accordo concreto sulla pace, uomini e mezzi europei appare dunque insensata, a fronte di una guerra in cui nemmeno gli ucraini, dati alla mano, vogliono spendere la loro vita.