TREGUA FINITA, TORNA GUERRA A GAZA
“D’ora in avanti, le negoziazioni avverranno solo sotto il fuoco”. Il messaggio di Benjamin Netanyahu diretto ad Hamas è un colpo al cuore a tutti coloro, israeliani e palestinesi, che ancora speravano nel raggiungimento a breve di una tregua a Gaza.
Gli ultimi raid, condotti a Khan Yunis e Rafah, hanno portato ad altre 14 morti nel sud della Striscia. I palestinesi, appena rientrati in quel poco che rimaneva delle loro case, stanno scappando di nuovo.
La ripresa dei bombardamenti da parte dell’IDF giunge in risposta al rifiuto di Hamas di liberare gli ostaggi israeliani e di accettare le proposte dei mediatori e dell’inviato statunitense Witkoff, come dichiarato dal Ministro della Difesa israeliano Katz in una nota congiunta con il premier Netanyahu.
Il ritorno alle ostilità è pienamente appoggiato dagli Stati Uniti, tanto che la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha ribadito come i nemici di Israele e degli Usa, citando Hamas, Iran e i ribelli Houthi in particolare, pagheranno un caro prezzo per le loro azioni.
Le parole di Washington sono state seguite dai bombardamenti di caccia americani contro i depositi di armi degli Houthi in Yemen e, secondo indiscrezioni, dall’affondamento di una nave iraniana nel Mar Arabico. Se confermato, si tratterebbe di un pericoloso precedente: un attacco diretto contro il regime di Teheran.
Nel frattempo, Egitto e Qatar stanno cercando freneticamente di imbastire trattative per il raggiungimento di una nuova tregua a Gaza, proponendo lo stop ai bombardamenti israeliani
in cambio del rilascio di diversi ostaggi e di un immediato cessate il fuoco. Proposte rispedite al mittente dall’esecutivo di Gerusalemme, a cui si è riunito il falco Ben-Gvir, nonostante le proteste disperate dei familiari dei 59 ostaggi tuttora prigionieri nella Striscia.