TURCHIA CRESCONO LE PROTESTE ANTI-ERDOGAN
La Turchia è sempre più il teatro di proteste e scontri. Il motivo? L'arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, avvenuto il 19 marzo 2025.
Il primo cittadino, principale rivale politico del presidente Recep Tayyip Erdoğan, è stato incriminato per corruzione e presunti legami con organizzazioni terroristiche, accuse però sempre respinte. L'opposizione ha definito l'arresto un "colpo di stato contro il futuro presidente, per ostacolare le prossime elezioni". Moltissimi sostenitori di İmamoğlu, in risposta, sono scesi in piazza a Istanbul, nella capitale Ankara e in tantissime altre città turche per manifestare, sfidando i divieti governativi. Le proteste, giunte al decimo giorno consecutivo, sono spesso sfociate in scontri con la polizia, che ha utilizzato spray al peperoncino, proiettili di plastica e cannoni ad acqua per disperdere la folla. Secondo i dati del ministro dell'Interno turco, Ali Yerlikaya, gli arresti sono stati 1.879 fino ad ora.
Erdogan invece, ha intensificato il controllo sui media, già ad accesso limitato, ostacolando la diffusione di informazioni sulle manifestazioni, arrestando oltre dieci giornalisti e oscurando canali televisivi vicini all'opposizione. Organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International hanno profondamente condannato la repressione delle proteste e l'uso eccessivo della forza da parte delle autorità.
Nel frattempo, il presidente Erdoğan ha accusato l'opposizione di danneggiare l'economia del paese, mentre la lira turca continua a svalutarsi sui mercati globali.
La situazione rimane tesa mentre la comunità internazionale osserva con attenzione gli sviluppi e la preoccupazione per il futuro della democrazia in Turchia cresce. E comunque, la perdita di un equilibrio politico e governativo potrebbe creare difficoltà al commercio del Mar Nero e influire negativamente sulla gestione della pace in Ucraina.