ROVIGO, IN MEDIA DUE NEGOZI AL MESE CHIUDONO
Ubi maior minor cessat.
Questo è il motivo dello spopolamento commerciale che non risparmia neanche Rovigo e ciò si evince dall’analisi “Città e demografia d’impresa” dell’Ufficio Studi di Confcommercio, eseguita con il supporto del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne.
I dati sono a dir poco preoccupanti. Solamente negli ultimi 5 anni a Rovigo sono cessate ben 109 attività commerciali, quasi due al mese.
Il problema sempre più diffuso ha portato il totale degli esercizi a scendere a quota 702, interessando soprattutto il centro storico. Solo il centro città ha infatti dovuto dire addio a 68 negozi.
I settori coinvolti nella desertificazione commerciale sono moltissimi, in particolare però spiccano le cifre di bar e ristoranti, 22 e delle attività di commercio al dettaglio ambulante, oltre 30.
Dando uno sguardo a livello nazionale, il Nord subisce le maggiori chiusure rispetto al resto della penisola mentre nei centri storici, dove si riducono le imprese tradizionali, chiudono più esercizi rispetto alle periferie.
Dal 2012 in Italia si sono dovuti arrendere quasi 118mila negozi al dettaglio e circa 23mila attività di commercio ambulante.
Il fenomeno in crescita è causato dai colossi come Amazon che riescono a proporre ogni tipo di prodotto nella vetrina online e consegnarlo a casa.
Questo è un danno economico e sociale che ricade nell’economia locale e rischia di portare gravi conseguenze ai centri abitati.
I progetti di riqualificazione urbana, per mantenere servizi, vivibilità, attrattività e sicurezza, sono necessari al più presto.
La possibilità quindi è quella di fare in modo che si creino consorzi di negozianti che siano visibili online e che valorizzino i punti vendita locali.
L’unione può fare la forza allo scopo di aprire una diversa modalità di offerta.
L’altro aspetto è che il commercio online non paga le tasse in loco e quindi si crea un’emorragia economica che alla lunga distruggerà l’Italia.