AUTOVELOX, STOP DECRETO: IL RINVIO ENNESIMA FARSA
Chiamatelo pure l'ennesimo pasticcio. La questione autovelox, in tutta Italia, sta assumendo i connotati dell'assurdo. Perchè da un lato c'è la sentenza di un anno fa della Cassazione, pietra dello scandalo per migliaia di ricorsi successivi: un autovelox può essere autorizzato dalla Prefettura, avevano scritto io supremi giudici, ma questo non lo rende omologato a tutti gli effetti. Un vero e proprio buco normativo, e un terremoto che da allora rischia di compromettere il lavoro dei comuni e di invalidare ogni multa elaborata dalla fotografia di un apparecchio elettronico.
Da lì in poi, i sindaci sono andati in ordine sparso: alcuni hanno deciso di disattivare i loro velox in via cautelativa, altri hanno deciso di tirare dritto in attesa che il Ministero facesse chiarezza. Anche perché se il codice della strada dice una cosa, e la Cassazione un'altra, i primi cittadini sono esattamente nel mezzo e non hanno alcuna colpa.
E così torniamo alla strettissima attualità: venerdì scorso era stato annunciato un decreto del Ministero dei Trasporti che doveva mettere ordine nella giungla di multe e ricorsi, mostrando ai Comuni la strada da seguire. Un decreto che stabiliva che, a partire da luglio, gli autovelox approvati dal 2017 in poi e conformi alle nuove norme di taratura fossero automaticamente considerati omologati, senza ulteriori passaggi burocratici. Decisione che avrebbe comunque comportato la disattivazione di moltissimi apparecchi in tutta Italia, quelli più vecchi compresi i Tutor sulle autostrade, ma che per lo meno avrebbe messo un punto fermo, stabilendo un prima e un dopo. Oggi, però, è arrivato il dietrofront: il decreto, che va inviato comunque preventivamente a Bruxelles per luna preliminare approvazione europea, è stato fermato dal ministro Salvini in persona per ulteriori approfondimenti. Su quali siano le ragioni dello stop, per ora tutto tace, ma quel che è certo è che ancora una volta la situazione rimane immutata e ingarbugliata. L'ennesimo pasticcio bello e buono, che non fa che aumentare le polemiche delle associazioni dei consumatori e rende ancor più difficile la vita degli amministratori locali.