ISRAELE-IRAN: TRUMP ASPETTA, I RAID PERÒ CONTINUANO
Suonano le sirene. Tra Israele ed Iran cominciano nuovi bombardamenti. Giovedì mattina, un’ondata di una ventina di missili balistici ha colpito diverse città israeliane tra cui Tel Aviv, Holon e Ramat Gan. L’attacco non ha risparmiato nemmeno infrastrutture civili come l’ospedale Soroka di Beer Sheva. Secondo il servizio di soccorso israeliano sono almeno 65 le persone rimaste ferite nell’ultimo bombardamento. Immediato il commento di Netanyahu che su X ha annunciato vendetta.
Nel frattempo prosegue la missione israeliana intenta a colpire siti strategici per la produzione di armi nucleari. Nella notte l’Idf ha lanciato un attacco al reattore ad acqua pesante di Arak, in Iran. Evitato per il momento il pericolo di radiazioni, con la struttura che era già stata evacuata prima dell’attacco. Al oggi, i raid israeliani in suolo iraniano hanno provocato più di 600 morti e oltre 1.300 feriti, per la maggior parte civili.
Trovare un mediatore tra le due potenze del Medio Oriente sembra una missione impossibile. Gli altri Paesi dell’area si trovano a fare i conti con due Stati che ritengono entrambi ostili o problematici per diverse ragioni. Gli Stati Uniti sono invece più vicini ad attaccare l’Iran che promuovere la riconciliazione. Dal Wall Street Journal rimbalza la voce che Trump abbia già approvato dei piani per un intervento in Medio Oriente ma prima intende aspettare per vedere se Teheran deciderà di rinunciare al suo programma nucleare. Un’attesa che il presidente americano intende occupare con faccende di primaria importanza. Tra queste, anche l’incontro con una rappresentanza della Juventus, impegnata in questi giorni nel mondiale per club in terra statunitense. Occasione più che unica per dare ai giocatori bianconeri qualche dritta su strategie militari.