A BELGRADO LA CARICA DEI 100MILA
Mai così tanti. Non si era mai vista in Serbia una tale quantità di gente protestare contro il governo di Belgrado, neppure ai tempi delle sollevazioni contro il dispotico Slobodan Milosevic nel 1991.
L’oggetto delle contestazioni dei giovani balcanici sono le politiche del governo di Aleksandar Vucic, il controverso Presidente a capo del paese dal 2014.
Il capo di stato serbo è accusato dai manifestanti di tendenze autoritarie e di manipolare i media televisivi. Più in generale, di essere il volto di un sistema politico-burocratico avvelenato da scandali di corruzione e favoritismi personali.
Le proteste si susseguono regolarmente dal terribile incidente di Novi Sad del primo novembre 2024, dove il crollo della pensilina della stazione ferroviaria provocò 15 vittime. Proprio la stazione, ed in particolare quella pensilina, era stata oggetto di due ristrutturazioni negli anni precedenti. Gli ultimi interventi erano curati da una società cinese vincitrice di una controversa gara d’appalto, che i critici di Vucic affermano essere un favore a Pechino fatto dal Presidente in virtù degli ottimi rapporti che legano Belgrado a Xi Jinping.
La poca trasparenza delle indagini sull’incidente ha fatto infuriare la dormiente società serba che, trainata dai suoi giovani, ogni fine settimana si riversa nelle piazze di tutto il paese per chiedere le dimissioni del Presidente, che ha dichiarato che un suo passo indietro arriverà solo nel caso dovesse essere ucciso.