ALTRO SCAMBIO, MA LA TREGUA È PIÙ FRAGILE CHE MAI
Durante il weekend ha avuto luogo l’ennesimo scambio di prigionieri e ostaggi.
Stavolta, ad essere rilasciati, sono stati tre uomini israeliani: Eli Sharabi, Ohad Ben Ami e Or Levy. Sharabi e Levy avrebbero saputo una volta liberati delle sorti delle loro famiglie, massacrate durante l’incursione di Hamas il 7 ottobre.
Ad alzare le polemiche sono state, oltre alla spettacolarizzazione e il significato altamente simbolico e propagandistico dell’evento, le condizioni dei tre ostaggi.
Visibilmente denutriti e coi visi scavati, la loro salute dovrebbe preoccupare il mondo intero, come pure quella dei 183 detenuti palestinesi, di cui sette sono stati ricoverati in ospedale subito dopo la liberazione per via delle brutalità subite in carcere.
Per via delle condizioni dei rilasciati, entrambe le parti si accusano a vicenda di non essere abbastanza impegnati in questa tregua, che sembra oggi più fragile che mai.
Il premier Netanyahu, tornato dal suo viaggio negli States, avrebbe inviato una delegazione a Doha per discutere i dettagli del cessate il fuoco, e avrebbe annunciato un vertice col suo gabinetto per tracciare la seconda fase.
Nel frattempo, Donald Trump continua a spingere per la sua idea di acquistare Gaza; prima del Super Bowl infatti, ha dichiarato ai giornalisti di Fox News che sarebbe disposto a vendere alcune parti di Gaza ad altri paesi medio-orientali.
I commenti di Netanyahu sulla creazione di uno stato palestinese in Arabia Saudita hanno suscitato lo sdegno della Lega Araba, che ha definito il premier come “distaccato dalla realtà”.