NETANYAHU LO SCOMODO PREMIER DI ISRAELE
È trascorso un mese dallo scoppio del conflitto tra le milizie di Hamas e Israele. Centinaia di miliziani di Hamas via cielo, mare e terra lo scorso 7 ottobre seminarono morte e distruzione tra i Kibbutz israeliani, piccole comunità agricole. Lo scontro armato tra le parti a oggi ha causato la morte di circa 10mila palestinesi residenti nella Striscia di Gaza e 1.400 tra la popolazione israeliana massacrata durante l’attacco dello scorso 7 ottobre, oltre al rapimento di 240 ostaggi trascinati nel dedalo sotterraneo costruito dai combattenti sotto le principali infrastrutture della Striscia e ancora nelle mani dei rapitori. Dura la condanna del Segretario delle Nazioni Unite Guterres che ha definito Gaza “un cimitero per bambini” scatenando l’ira di Israele che ha ricordato le piccole vittime trucidate dai miliziani. Ma i dati diffusi da Save the Children parlano chiaro; nell'ultimo mese, 4.008 bambini sono stati uccisi a Gaza e altri 1.270 risultano dispersi, presumibilmente sepolti sotto le macerie. Altri 43 bambini sono stati uccisi nella Cisgiordania occupata e 31 in Israele, mentre circa 30 bambini sarebbero tenuti in ostaggio.
Sarà solo la storia a giudicare l’operato di Israele e le decisioni prese in questo mese dal suo premier Netanyahu e dal Gabinetto di Guerra. Un premier che non gode certo di popolarità in Israele, duramente contestato dalle piazze per la recente riforma della giustizia forse perché colpevole in passato di averlo detronizzato con pesanti accuse di corruzione, frode e abuso di potere nel 2019. Con un’aspra battaglia sui propri avversari e un estenuante pressione per formare una coalizione di governo, è riuscito a tornare alla guida della Knesset il Parlamento israeliano nel novembre del 2022. Ora deve riportare a casa 240 connazionali se non sono morti sotto i bombardamenti e prima o poi scrivere la parola fine all’assedio in atto.
Servizio di EMILIANO SCHINCAGLIA