LA CRISI DELL’ARTIGIANATO ITALIANO

In Italia sono sempre di più gli artigiani che stanno interrompendo le loro attività.

Nel Bel Paese l’artigianato è un elemento essenziale della filiera produttiva nazionale, ancora oggi parte fondamentale del Made in Italy. Tuttavia, la situazione non è più la stessa di un tempo: sono sempre meno i giovani che intraprendono questa via e chi già lo fa di mestiere preferisce chiudere i battenti.

A confermare il trend è l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, secondo cui, dal 2014, un artigiano su quattro ha cessato la propria attività, con una perdita complessiva di 400.000 unità rispetto dieci anni fa. Un crollo generale, che non è dipeso da cause incidentali come la pandemia o la crisi energetica, che l’hanno semplicemente accentuato: il numero di artigiani attivi scende di anno in anno e ad un ritmo sempre più sostenuto. Solo tra il 2023 e il 2024, 72.000 artigiani hanno chiuso le serrande.

Non solo dati negativi, però. L’artigianato italiano in alcuni settori è in controtendenza, per esempio quelli del benessere e dell’informatica. E in alcuni settori non possiamo fermarci alle crude statistiche: le attività sono in diminuzione, ma ciò non significa che tutto sia perduto. Molto spesso, infatti, il dato in calo è lo specchio di piccole realtà che, pur di sopravvivere, decidono di unirsi e aggregarsi, aumentando la dimensione media delle imprese e provocando una crescita della produzione.

Resta comunque un settore in crisi: continuando in questo modo il mercato italiano perderà la propria unicità.