PAPA LEONE AVVIA IL DIALOGO, ORA TOCCA AI POTENTI
Un pontificato nel nome della pace e del dialogo tra i popoli. Che deve partire, però, prima di tutto, dal dialogo tra i potenti.
Il pontificato di papa Leone XIV è cominciato tra gesti abituali: una carezza ai neonati, un giro tra la folla in papamobile, un sorriso. Gesti che i quasi 200 mila fedeli che hanno affollato piazza San Pietro, in occasione della messa di insediamento, hanno subito ricondotto alla più grande speranza che il papa americano oggi porta al mondo: la pace.
Il calore spontaneo dei fedeli ha riempito Roma, a poco più di una settimana dalla fumata bianca e ora entrata ufficialmente nel nuovo Pontificato. Un popolo che ha espresso il suo calore in modo spontaneo e partecipato, quando Leone XIV ha citato due volte Papa Francesco, ma che ha manifestato il suo augurio più sentito quando Papa Leone XIV ha pronunciato le 4 lettere che compongono la parola più ambita: la pace. Un applauso lungo, caloroso, di un unico corpo e non di 200 mila anime distinte.
In piazza c'erano moltissimi rappresentanti delle confraternite religiose, ma anche 156 delegazioni di tutto il mondo, ritornate a Roma a due settimane dai funerali di Papa Francesco. Non c'era Trump, ma gli Stati Uniti non hanno mancato di rimarcare la loro centralità geopolitica anche stavolta. E se le prime parole del nuovo pontefice sono state da sempre incentrate sulla necessità del silenzio delle armi, e della costruzione di ponti, non si può dire che l’attenzione mondiale tributata al nuovo successore di Pietro alla Santa Sede sia stata inascoltata.
L'insediamento di Papa Leone XIV è stato l'occasione anche per un primo riavvicinamento tra Volodymyr Zelensky e JD Vance, archiviando in parte lo scontro nello Studio Ovale di febbraio, e aprendo la strada alla telefonata tra Trump e Putin, che potrebbe portare a una svolta nel percorso verso la pace in Ucraina. Tanto che il vertice andato poi in scena a Palazzo Chigi, tra Meloni, Vance e Von der Leyen, ha visto la presidente della Commissione definire "cruciale" la settimana che sta iniziando. Papa Prevost, insomma, è riuscito in una settimana dalla sua elezione a far parlare, a quattro occhi, le fazioni di un mondo in guerra che fino ad oggi non si volevano nemmeno sentire.
Poi lunedì mattina, il Papa nell'udienza ai rappresentanti delle altre Chiese e delle altre religioni ha ricordato l'anniversario del Primo Concilio Ecumenico di Nicea, centralizzando il suo mandato nel lavorare per l'unità dei cristiani nel mondo. Un'opera difficile, e che comincia adesso: con un inizio rassicurante, che dovrà però essere confermato dai primi risultati concreti. Che spettano al Vaticano, propostosi come sede dei negoziati dopo che il tentativo di Istanbul è stato un fiasco totale, ma anche ai grandi belligeranti, chiamati oggi a dimostrare le loro reali intenzioni.