PADOVA: AGENTI CHIEDONO IL TASER, IL COMUNE FRENA
Sicurezza urbana e sicurezza delle forze dell'ordine: a Padova scoppia il caso taser. Tutto nasce dalla richiesta, formalizzata a Palazzo Moroni, da parte di una quarantina di agenti della Polizia Locale cittadina, che supportati dai sindacati di settore, in particolare la rappresentanza UIL che raccoglie circa il 40% del corpo, composto da 250 agenti, hanno chiesto ufficialmente di essere dotati delle pistole a impulsi elettrici. Una questione finita sul tavolo della commissione consiliare sulla sicurezza, e che ha subito spaccato la politica cittadina. A favore, oltre agli agenti della locale, ci sono i consiglieri comunali leghisti. Fermamente contraria è invece Coalizione Civica, che ipotizza che l'arrivo dei taser disegnerebbe «una città come possibile campo di battaglia». E anche dal partito Democratico le reazioni sono piuttosto fredde. La posizione più netta è però quella dell'assessore Diego Bonavina, responsabile di sicurezza e polizia locale, che si dice contrario all'adozione del taser per gli agenti.
I 40 componenti della polizia giudiziaria, da parte loro, si rifanno ad un decreto firmato nel 2021 dall’allora premier, Mario Draghi, che l'attuale Governo ha poi ripreso estendendo il possibile utilizzo dei taser alle Polizie Locali dei comuni al di sopra dei 20 mila abitanti. Gli agenti padovani non chiedono un'arma per ogni agente, ma almeno un paio per pattuglia. A Palazzo Moroni, perciò, la discussione verrà aperta, ma le posizioni dell'amministrazione sono piuttosto fredde.