PADOVA: IN PERMESSO DAL CARCERE, RAPINA LA FARMACIA
Sono stati due fratelli calabresi, a compiere la rapina a mano armata alla farmacia di Pontevigodarzere la scorsa settimana. Uno era incensurato, il 18enne Luigi Cristini, mentre il fratello maggiore, Carmine, quel giorno era invece uscito dal carcere Due Palazzi per accedere al lavoro esterno. Il 41enne si trova ristretto da dieci anni, da quando nel cosentino aveva ucciso un ragazzo di 29 anni. Era stato condannato a 18 anni di carcere, con rito abbreviato, che sta scontando proprio nel penitenziario di Padova, solo che stavolta, uscendo per il lavoro diurno, ne ha approfittato e la quella sera non è rientrato in cella, organizzando invece la rapina per il fratello minore, che aveva bisogno di soldi ed arrivato in città appositamente da Cosenza. Con loro, c’era anche una donna di 30 anni, incinta, che attualmente risulta indagata a piede libero e che durante l’azione faceva da “palo”. I due, ora, si trovano insieme al cercare Due Palazzai, e difficilmente il 41enne potrà godere di altri permessi, anzi: la sua immagine di detenuto modello è destinata a cambiare.
Una vicenda assurda, che però di deve far interrogare nuovamente anche su un altro aspetto: quanto sia evidente che per molti, pur scontando una pena detentiva, non ci sia altro futuro che quello di riprendere a delinquere. Se per racimolare due soldi, una persona già detenuta non vede altra soluzione - se non quella di rapinare una farmacia - forse dovremmo interrogarci sul sistema di lavoro e retribuzione dei carcerati, attualmente in vigore. Perché non basta, a permettere a chi esce dal carcere di rifarsi una vita. Figuriamoci a immaginarla, per chi è ancora dentro.