TRAGEDIA DI TARZO, QUEL DOLORE MAI SUPERATO
Il grande dolore per la morte della figlia da un lato, la salute, sua e della moglie, sempre più cagionevole, dall’altro.
Sarebbero questi i motivi alla base della tragedia che si è consumata giovedì mattina a Tarzo, in provincia di Treviso.
Giancarlo Gaio, forse, aveva capito di non farcela più. Il peso che lui e Cesira portavano sulle spalle si era fatto sempre più pesante. E alla scomparsa della figlia, mai superata, si erano aggiunte la sua malattia e la depressione della moglie.
Questo, forse, l’ha spinto ad imbracciare la pistola che deteneva e a sparare quattro colpi, uccidendo prima la compagna di una vita e poi rivolgendo l’arma verso di sé.
A trovarli, in camera da letto, è stato il genero. Il marito della figlia che, anche dopo la scomparsa di lei, aveva continuato a prendersi cura di loro.
Doveva accompagnare Giancarlo in ospedale per una visita, ma alle 6.30 del mattino, arrivato davanti alla casa dei suoceri, non ha ottenuto risposta.
Una coppia che si era chiusa sempre di più nel suo dolore, e che non aveva dato segni di una sofferenza così grande. L’anziano si era confidato solo con pochi amici, ma comunque non al punto da far sospettare su un epilogo del genere.
Epilogo che invece si è verificato, in tutti i suoi lati più tragici.