AUTONOMIA, CONTRATTACCO REGIONI: REFERENDUM AL VOTO
Il Veneto ha chiesto ufficialmente al Governo, con la lettera inviata lunedì, di avviare l'iter per l'attribuzione dell'autonomia differenziata sulle prime nove materie, quelle che non necessitano della definizione dei LEP. Un passo formale, che arriva a stretto giro di posta dopo l'approvazione della legge Calderoli: il segno che la Regione fa sul serio, e che dopo sette anni di battaglie non vuole perdere tempo.
La risposta nazionale alle richieste di Zaia è stata abbastanza fredda: il ministro di Fratelli d’Italia Nello Musumeci, titolare del dicastero per la Protezione Civile, ha bollato come “assolutamente precoce” la lettera partita dal Veneto. “C'è un problema di opportunità e la politica deve obbedire a questa regola non scritta, perché in questo momento ci sono perplessità anche all'interno della maggioranza che ha votato quella riforma", ha detto Musumeci. Il tutto, mentre le regioni di centrosinistra sono passati alle contromisure: il Consiglio regionale della Campania si riunirà lunedì prossimo, in seduta straordinaria, per votare la richiesta di indizione del referendum abrogativo sul ddl Calderoli. L’Emilia Romagna è pronta a fare lo stesso, probabilmente il 9 luglio, subito prima delle dimissioni di Bonaccini, diretto a Bruxelles: se tutte e cinque le regioni oggi governate dal centrosinistra approvassero la richiesta, la richiesta di referendum arriverebbe alla Consulta senza la necessità di raccogliere 500 mila firme.
Ma cosa potrebbe cambiare, nel concreto, per il cittadino veneto qualora la regione ottenesse davvero questa autonomia nelle prime nove aree di competenza? Questa, è la grande questione che va spiegata. Le prime nove materie non necessitano dei LEP perché non trattano diritti fondamentali dei cittadini, per i quali fanno definiti i livelli essenziali, come per esempio nei casi di sanità, scuola e infrastrutture. Ma ci sono alcuni aspetti che possono portare vantaggi importanti alla regione, qualora venisse concessa l'autonomia nel merito.
Esiste infatti un documento, redatto dal Ministero per gli Affari Regionali, che riepiloga per tutte le 23 materie quali sono le competenze specifiche di ogni organo statale che oggi le possiede: ministeri, Governo, agenzie statali o enti di controllo che attualmente si dividono la possibilità di legiferare e decidere su ogni aspetto della vita pubblica.
E allora, ecco qualche esempio, delle competenze che il Veneto potrebbe provare a richiedere: il dossier per le nove materie che sarà inviato a Roma rimane segreto, ma si può ipotizzare proprio a partire da questo documento quali potrebbero essere le attribuzioni più importanti.
Per la Protezione Civile, è attualmente prerogativa del Presidente del Consiglio emettere ordinanze: il Veneto potrebbe chiedere che anche al presidente regionale sia concessa in deroga questa prerogativa.
Quanto al commercio con l’estero, una tra le più pesanti delle prime nove materie oggetto della richiesta di Zaia, si parla della possibilità di definire strategie e indirizzi per la valorizzazione, la tutela e la promozione del made in Italy: un compito che ora è del Ministero per lo Sviluppo Economico, alla quale la regione potrebbe contribuire.
Altro aspetto cruciale, la materia che riguarda le professioni: la regione in questo caso potrebbe richiedere un’attribuzione di competenza in materia di esami di abilitazione.
Materie che non modificheranno sensibilmente la vita dei cittadini, ma che possono renderne la burocrazia più efficiente: svincolando la regione dalle scelte nazionali, il Veneto potrebbe decidere per sé alcune principali decisioni che, indirettamente, impatterebbero comunque sulla vita dei suoi cittadini. Non si parla ancora di prestazioni fondamentali, o di trattenuta delle fiscalità, ma è un primo passo in avanti.