BABY GANG: DIVENTARE BULLI PER RIEMPIRE UN VUOTO
Danneggiamenti e vandalismi erano nati come passatempo. Rapine, spaccio e aggressioni sono stati uno step ulteriore. In alcuni casi, a contraddistinguere la delinquenza delle cosiddette baby gang che infestano le nostre città ci sono persino le violenze sessuali, talvolta si arriva anche agli omicidi. In uno degli ultimi casi, a Teramo, alcuni giovanissimi sono sono fronteggiati a cinghiate, calci e pungi, fino a che non è volata persino una bottiglia molotov: cose che si credevano sepolte negli anni bui del secolo scorso. La criminalità giovanile sta diventando una piaga del nostro tempo. Ma non stiamo parlando delle baby gang latinoamericane che hanno fatto la storia dall’altra parte dell’oceano. Qui si parla di piccoli gruppetti di giovani, a volte di seconda generazione altre italiani fino al midollo, che per varie motivazioni si coalizzano per saccheggiare o taglieggiare. Ma che, sotto sotto, semplicemente possono essere chiamati con una sola parola: bulli.
La baby-gang italiana di oggi, altro non è che una forma di bullismo. E oggi, nella giornata dedicata proprio alla lotta al bullismo e al cyberbullismo, dobbiamo interrogarci e capire come si possa essere arrivati a tanto.
Nei decenni, certamente sono venuti meno alcuni modelli valoriali. Ma è l’assenza, forse, il vero motivo scatenante. A volte l’assenza di una famiglia, a volte l’assenza della scuola, a volte addirittura l’assenza dello Stato, incapace di punire come dovrebbe. I giovani, nel tempo, hanno imparato a riempire i loro vuoti con qualunque cosa. Spesso un’aggregazione malata che viaggia nel web, e che spesso ha come unico fine quello della visibilità: rendersi belli e forti agli occhi degli altri, e farlo sui social. I motivi non sempre ci sono, e sono comunque futili, sono delle scuse per aggredire e ferire.
Ragazzi che sembrano aver perso il contatto con le regole sociali, ma prima ancora con la regolazione emotiva. Ed è proprio quando c’è un gruppo, dei silenziosi spettatori o addirittura dei fomentatori entusiasti, che aumenta la tendenza all’emulazione.
Prevenzione ed educazione, queste sono le uniche armi che abbiamo. La scuola deve fornire spazi di aggregazione e socializzazione. La famiglia deve fare il suo, ma essere sostenuta da una rete di supporto. Nessuno dev’essere lasciato a risolversi le cose da solo: è proprio così, che nasce il disagio.