CHIARA COLPITA DA UN BIMBO: ORA INDAGATI I GENITORI
La Procura di Napoli ha ufficialmente chiuso le indagini. Sono due, le persone indagate nell’inchiesta per la morte di Chiara Jaconis, la turista padovana di 30 anni morta dopo essere stata colpita alla testa mentre era in vacanza, e passeggiando per i Quartieri Spagnoli insieme al fidanzato era stata ferita gravemente da una pesante scultura caduta da un terrazzo soprastante, che dopo due giorni d'agonia in ospedale l'aveva portata a perdere la vita.
I due indagati, con l'ipotesi di reato di omessa custodia e cooperazione in omicidio colposo, sono il padre e la madre del bambino di 13 anni ritenuto colui che materialmente aveva gettato l'oggetto dal terrazzo di casa. Un bimbo che non può essere imputabile, vista la giovane età, ma che già in precedenza si era reso responsabile di simili gesti. Non era la prima volta, secondo quanto avevano già raccontato i vicini e poi ricostruito gli inquirenti, che quel bimbo lanciava oggetti dal balcone, e i genitori ne erano consapevoli tanto che nel tempo avevano adottato misure preventive nei suoi confronti, risultate purtroppo vane quel terribile giorno. I genitori, due stimati professionisti di Napoli, dopo l'incidente avevano sempre disconosciuto quella statuetta, un souvenir raffigurante la dea egizia Nefertiti del peso di quali due chili. Si erano sempre difesi dicendosi estranei ai fatti e non riconoscendo quella statuetta come proveniente dalla loro casa, ma per gli inquirenti sarebbe stato proprio il figlio a lanciarla.
Gli avvocati della coppia ora hanno a disposizione un periodo di venti giorni per chiedere che i loro assistiti siano ascoltati, o per depositare eventuali memorie di parte. Poi toccherà al magistrato eventualmente chiedere il rinvio a giudizio. La chiusura della indagini è comunque un primo passo formale per provare ad arrivare alla verità. Quella verità che i genitori, la sorella e il fidanzato di Chiara Jaconis chiedono da quel terribile giorno.