FINE VITA:DIBATTITO ETICO E POLITICO,PARTITI DIVISI
Ad un anno dal voto sul fine vita in Veneto che non è passato in Consiglio regionale per una sola astensione di una consigliera di centrosinistra, Annamaria Bigon, il dibattito continua ad esserci.
Perché la nostra Regione è stata la prima in Italia a garantire attraverso il servizio sanitario la verifica delle condizioni di salute per l’accesso al suicidio assistito senza il bisogno di interessare i tribunali locali(come previsto dalla sentenza della Corte costituzionale), ma non è stata la prima regione a poter decidere regole chiare per dare tempi e garanzie certe ai malati irreversibili per sottrarsi a condizioni di sofferenza insopportabili. La Toscana su questo punto è arrivata prima di noi con una approvazione in Consiglio Regionale, ma la legge nel frattempo è stata impugnata dall’intero centrodestra compatto.
Lo stesso centrodestra che sul tema scricchiola a livello nazionale.
Oggi infatti il dibattito torna ancora più acceso dopo le dichiarazioni del vicepremier e segretario federale della Lega Matteo Salvini e un sondaggio lanciato sulla sua pagina facebook: “Sarebbe giusto, secondo te, che il Parlamento approvasse una legge sul “fine-vita”, per stabilire criteri, modi e tempi per permettere ai malati terminali di decidere, in piena coscienza, di porre fine alla propria esistenza?”. Una domanda che viene evidenziata da una mano che regge una flebo e la notizia del primo caso di suicidio assistito in Lombardia: una donna di 50 anni che era affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni.
Ma questa legge nazionale citata da Salvini e invocata come necessaria da Luca Zaia non è di certo tra le priorità in cima alla lista per gli alleati di Governo a partire da Fratelli d’Italia. In Veneto intanto è allo studio un regolamento che dia tempi certi di risposta ai pazienti sul fine vita.