FONDAZIONE GIULIA: "NEL SUO NOME, PER SALVARE VITE"
Parla commosso, Gino Cecchettin, nella Sala della Regina di Montecitorio e riceve un grande applauso che è dedicato alla memoria della sua Giulia. Esattamente un anno dopo, la fondazione che da oggi porta il suo nome fa germogliare un seme di legalità e di rispetto nella società italiana. Ad un anno esatto dal femminicidio della giovane di Vigonovo, papà Gino porta il suo ricordo alla camera dei Deputati, per dare il via alla sua fondazione. "Un sogno che si realizza", dice orgoglioso. Un'opera che lavorerà per portare nelle aule degli studenti italiani un'ora di educazione all'affettività affinché non ci siano altre vittime del sopruso, per capire e combattere la violenza di genere e le sue cause, per insegnare cos'è l'amore e cos'è il rispetto della persona.
Una giornata commovente, e significativa di come da un fatto tragico possa nascere una nuova consapevolezza.
L'unico a scivolare proprio nel momento più sbagliato è stato il ministro dell'istruzione: «Certi episodi di violenza sessuale derivano da forme di devianza derivante dall’immigrazione illegale», è riuscito a dire Giuseppe Valditara davanti al padre di una vittima, uccisa dall’ex fidanzato possessivo e ossessionato, altro che migrante deviato. Un ministro che ha saputo buttanre la palla in tribuna di fronte ad un caso di cronaca che nemmeno lontanamente ha a che vedere con ciò di cui asseriva. Complimenti.
Poi però ci ha pensato la ministra Roccella a dare un'altra importante lezione: che per prevenire la violenza di genere le leggi sono un deterrente, ma sicuramente non bastano.
Per questo sono fondamentali la sensibilizzazione e l'istruzione. La fondazione Giulia, che oggi dà vita al suo percorso, sarà accompagnata da psicologi e specialisti, ma anche da molti testimonial del grande schermo, del mondo dello sport e dello spettacolo che hanno voluto essere sin da subito al fianco di Gino e della sua missione. Tra questi, anche la veneziana Federica Pellegrini.