IL CASO ALMASRI SCATENA IL GOVERNO CONTRO I GIUDICI
"Sono indagata per favoreggiamento e peculato". L'annuncio social dato dalla premier Giorgia Meloni squarcia ancora di più la frattura tra il centrodestra e la magistratura. La premier, destinataria di un avviso di garanzia insieme ai ministri Nordio e Pientedosi, e al sottosegretario Mantovano, sarebbe stata raggiunta da una notifica partita dalla procura di Roma nella gestione del caso del comandante libico Najeem Almasri, arrestato e poi rilasciato e riportato in Libia con un aereo di Stato nonostante per la corte penale internazionale fosse ricercato per crimini contro l'umanità. Un'indagine partita dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi "quello del fallimentare processo contro Salvini", dice la premier nel suo video affidato ai social. Raccogliendo immediatamente la solidarietà dei partiti di maggioranza.
Sul tema giustizia, il centrodestra fa quadrato: nient'altro che una "ripicca" per la separazione delle carriere, che proprio oggi sta riprendendo il suo cammino in Senato. La novità giudiziaria, però, ha il primo effetto di far saltare almeno per ora la presenza di Piantedosi e Nordio in Parlamento, chiamati a riferire sul caso Almasri: "espulso perché pericoloso", la tesi del ministro dell'Interno, che però fa a pugni col volo di stato che l'ha riportato a casa. Elly Schlein attacca: «Meloni non si nasconda dietro ai suoi ministri», dice la segretaria dem, «venga lei in Aula per chiarire al Paese per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico per il quale la Corte penale internazionale aveva spiccato un mandato di arresto». Una versione, per una volta, seguita anche dall'amico/nemico Giuseppe Conte, che parla di menzogne del Governo. L'unico a smarcarsi è Calenda: «Su Almasri il governo italiano ha combinato un disastro, raccontando un mare di balle, ma un premier indagato per un atto che risponde alla ragione di Stato è surreale», sostiene il leader di Azione. All'attacco, invece, anche AVS.