notizie / 28/10/2025 16:32

LAGUNA E DELTA DEL PO RISCHIANO DI SCOMPARIRE

Tra innalzamento dei mari, rischi di inondazioni, erosione, pressione demografica e urbanistica nel 2100 saranno diverse le aree sotto il livello del mare. L'Italia nel 2050 rischia di perdere circa il 20% delle sue spiagge, e il 40% entro il 2100. Non bastasse 800 mila persone sono a rischio ricollocazione. E' la drammatica fotografia che emergerebbe dal Rapporto della Società geografica italiana 'Paesaggi sommersi' presentato in queste ore. A rischio l'Alto Adriatico, la costa del Gargano, diversi tratti tra Toscana e Campania, le aree di Cagliari e Oristano. A rischio anche la metà delle infrastrutture portuali, più del 10% delle superfici agricole, buona parte delle paludi, delle lagune e le zone costiere cosiddette «anfibie», a cominciare proprio dal Delta del Po e dalla Laguna veneta. Ecosistemi delicatissimi e ambienti di una bellezza imperdibile. Correggere la rotta è fondamentale per preservare il nostro patrimonio ambientale , le produzioni agricole e i residenti di questi luoghi. Secondo il Rapporto, vanno affrontate le questioni delle difese costiere, con le barriere artificiali che proteggono ormai più di un quarto delle coste basse, ma aggravano l'erosione e la vulnerabilità. Urge alleggerire la pressione turistica, nei comuni costieri, lo sviluppo incontrollato sta aumentando la crisi. La salinizzazione dei terreni agricoli: nell'estate del 2023, il cuneo salino ha risalito il Delta del Po per oltre 20 chilometri, minacciando l'agricoltura e la disponibilità di acqua potabile. Inoltre le aree protette, cruciali per la biodiversità, che tutelano il 10% delle acque e delle coste italiane, raramente dispongono di un piano di gestione adeguato. Nel complesso porti e infrastrutture connesse si estendono in Italia per 2.250 km, rischiano di essere pesantemente compromesse, con gravi effetti sulla qualità dei sistemi logistici. Altro tassello da correggere: litorali bassi , spiagge e i loro entroterra immediati - sono, in tutta Italia, edificati o artificiali, questo impedisce alla natura qualsiasi possibilità di adattamento a possibili variazioni del livello del mare anche in situazioni di crisi. Rinaturalizzare quindi questi luoghi potrebbe essere la giusta soluzione.

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