LEGA TROPPO A DESTRA? ZAIA ADESSO PUNGE SALVINI
La battaglia sull'autonomia che per ora, volente o nolente, accusa un stop dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Ma soprattutto, lo schieramento della Lega nel panorama politico e nei confronti degli alleati di Fratelli d'Italia. Tanti, gli argomenti che il presidente del veneto, Luca Zaia, ha affrontato nel corso dell'intervista, domenica sera, sul Nove, ospite del programma di Fabio Fazio. Da un'autonomia differenziata che, ha detto, "Mira a valorizzare la virtuosità senza lasciare nessuno indietro, ma senza costringere le regioni più avanzate a rallentare": questo è anche il contenuto del suo ultimo libro, intitolato "Autonomia, la rivoluzione necessaria". Ma dopo la batosta subita alle ultime regionali in Umbria e in Emilia, Zaia ha tirato anche un colpo di stiletto, nemmeno troppo velato, al leader del Carroccio, Matteo Salvini. Perché il partito leghista ha incassato decrementi a due cifre, nel giro di pochi anni, nelle regioni in cui si è votato alle ultime urne regionali. E l'ha fatto spostandosi ancora più a destra, strizzando l'occhio e stendendo i tappeti rossi al generale Vannacci per le europee. Forse per assomigliare un po' di più al partito del momento, quello di Giorgia Meloni? Qualunque fosse il movente, il risultato è finora disastroso. «Il mondo guarda alla moderazione, bisogna essere progressisti sui temi etici», ha detto Zaia. Che in molti ricorderanno, pochi mesi fa è stato affossato in Consiglio regionale dal suo stesso partito, sul tema del fine vita che l'aveva distaccato proprio dalle scelte di indirizzo di Salvini. Il leader del carroccio lo rivorrebbe a Palazzo Balbi anche tra un anno, quando si voterà per le regionali in Veneto, cosa che lo toglierebbe anche dagli impicci di trovargli un'altra sistemazione degna, senza che i due si pestino i piedi. Ma perché questo avvenga, bisogna trovare una quadra con i meloniani sul terzo mandato: una legge che per ora nessuno vuole adottare. Tranne la Lega.