PRIMO CASO AUTOCTONO DI CHIKUNGUNYA IN VENETO
Un caso di chikungunya è stato diagnosticato dal Dipartimento di Malattie Infettive/Tropicali e Microbiologia dell'Istituto di ricovero e cura di Negrar nel veronese, in una donna di 64 anni domiciliata in una frazione del comune della Valpolicella. La donna non è reduce da viaggi recenti in Paesi in cui la malattia è endemica. Ne dà notizia la Direzione Prevenzione della Regione, che è in costante contatto con la struttura sanitaria scaligera e riferisce che la paziente è ricoverata, vigile e collabora attivamente con i medici.
La chikungunya - precisano i tecnici della Prevenzione - è una malattia virale trasmessa all'uomo attraverso la puntura di zanzare infette del genere Aedes, in particolare zanzara tigre. Si manifesta più frequentemente con febbre alta improvvisa e intensi dolori articolari che possono persistere anche per settimane o mesi. Altri sintomi comuni includono dolori muscolari, mal di testa, eruzioni cutanee, astenia e, in alcuni casi, gonfiore articolare. Sebbene la malattia abbia generalmente un decorso autolimitante, in alcune persone, soprattutto anziani o soggetti con patologie pregresse, può causare sintomi prolungati o complicanze". La chikungunya non si trasmette da persona a persona, ma solo attraverso la puntura di zanzare infette. Fino ad oggi, in Veneto, tutti i casi confermati di chikungunya erano correlati a viaggi in aree endemiche.
La Regione del Veneto in collaborazione con l'Azienda Ulss 9, e con l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, ricevuta comunicazione del caso, ha attivato tempestivamente le misure di sorveglianza previste.
L'identificazione di un caso autoctono rappresenta un evento rilevante, verosimilmente legato all'intensificarsi dei viaggi internazionali nel periodo estivo, con il rientro di persone da Paesi in cui la malattia è presente ed alle condizioni climatiche favorevoli alla proliferazione della zanzara tigre.