SENTENZA, LE STRANE REAZIONI: TUTTI FELICI DAVVERO?
La Lega manifesta ottimismo ma nella realtà incassa uno schiaffo abbastanza duro. Il Partito Democratico esulta, ma dimentica la pietra tombale messa da oggi sul referendum abrogativo. Sia a destra che a sinistra, sono diverse e diversificate le reazioni alla decisione della Corte Costituzionale. E se provassimo a metterci nei panni di un italiano ancora dubbioso sulla parte dalla quale schierarsi, c'è da credere che ad ascoltarle tutte ne uscirebbe spaesato e ancora più confuso di prima.
Basta leggere le prime pagine dei giornali: la decisione della Consulta è un "colpo alla legge", per il Corriere della Sera, una "riforma smontata" per Repubblica, "svuotata" per il Fatto e addirittura "fatta a pezzi" per Domani. Sulle prime pagine afferenti al centrodestra, la visione è invece diametralmente opposta: per Libero l'autonomia riceve il "via libera", così come riferisce il Giornale, mentre la Verità parla di “assalto respinto alle regioni rosse”.
Chi ha ragione? Per certi versi tutti. Oppure nessuno, se preferite.
L'entusiasmo manifestato dalla Lega ci potrebbe far pensare che in seno al Carroccio c'era il timore che la Consulta potesse letteralmente cancellare l'intera legge, mettendola per sempre nel dimenticatoio. In via Bellerio, così come negli uffici della Giunta Regionale del Veneto, si sottolinea perciò l’aspetto più importante: la certificazione della Corte che un'autonomia differenziata (pur con i dovuti distinguo sollevati) è possibile, e che se adeguatamente modificata rispetterebbe la Costituzione.
“Andremo avanti con il processo legislativo, sistemando i punti contrastati”, dichiara il ministro Calderoli, padre della riforma. E in seno al Governo c'è effettivamente tutto l'interesse a procedere, pur consci che questa decisione rallenterà un po' i tempi della riforma.
Dall'altra parte della barricata, il Partito Democratico esulta come se avesse ottenuto un successo storico. Il che è vero, ma solo da un certo punto di vista: con la sue decisone, la Consulta ha cancellato sette punti cruciali del ddl Calderoli, che attualmente non sta in piedi e quindi si ferma fino a che il Parlamento non ci metterà una pezza. Dall'altro, però, il fatto che la Consulta abbia solo evidenziato alcuni punti e non cassato l'intero testo, significa che non solo la legge sull'autonomia rimarrà, ed entrerà in vigore se sarà adeguatamente corretta, ma che la richiesta di referendum abrogativo molto probabilmente sarà respinta. Le firme erano state raccolte sulla legge precedente, che dopo le rilevazioni dei giudici costituzionali non esiste più.
Chi è, allora, che raccoglie il maggio risultato da questa decisione. Sicuramente Fratelli d'Italia e la premier Giorgia Meloni: scongiurare il rischio referendum è la migliore notizia che potesse capitare, perché anche nel centrodestra le voci critiche erano diverse, e pure tra gli elettori del Nord. Un referendum avrebbe potuto diventare perciò banco di prova sull'intera tenuta dell'Esecutivo. Chiamato, però, a non commettere gli stessi scivoloni sulle riforme più pesanti in cantiere: prima tra tutte, quella sul premierato.