UN ANNO DOPO, I PRIMI PASSI DELL'EFFETTO-GIULIA
Dalla morte di Giulia, un anno fa, molte cose sono cambiate nello spirito. Meno, purtroppo, negli effetti concreti che la presa di coscienza collettiva è riuscita a generare nella società italiana. I femminicidi ci sono ancora, circa una novantina in questo 2024 che ancora si deve chiudere. Ma il primo passo è stato fatto per lo meno con una sensibilizzazione e una coscienza diversa. Nelle aule dell’università di Padova, prima di tutto, lì dove Giulia studiava e dove la sua vicenda ha davvero rappresentato la linea tra un prima e un dopo.
Il progetto UniRe, avviato dall'ateneo padovano un anno fa, ha deciso di prevenire e curare il rischio di molestie, discriminazioni e violenze di genere: lo sta facendo con incontri formativi e informativi per l'intera comunità accademica, la promozione di raccolte fondi, ma anche l'attivazione di uno sportello di ascolto e di supporto aperto sia alle ragazze che ai ragazzi. Sia alle vittime, che ai potenziali carnefici: una traccia che, seppur a fatica, sta prendendo piede.
Insieme a tutte queste attività, presto partiranno anche quelle della Fondazione Giulia, aperta da papà Gino Cecchettin per promuovere l’educazione all’affettività in tutte le scuole d’Italia. Attraverso il portale internet si può partecipare attivamente con una donazione: il sito internet di riferimento è dona.fondazionegiulia.org . Un impegno concreto e ambizioso, che ha già ottenuto l’immediata approvazione – per ora a parole – del ministro dell’Istruzione. L’università di Padova ha già garantito che ci sarà, al fianco della fondazione, con i suoi professionisti del dipartimento di psicologia ma non solo. Quel che è sicuro, è che non bisogna partire solo dai giovani, per costruire un futuro diverso.