notizie / 15/10/2024 13:17

ZAIA PORTA L'AUTONOMIA IN AULA: ESPLODE LA BAGARRE

Le ragioni del Presidente, le recriminazioni delle opposizioni. In Consiglio regionale è andato in scena il faccia a faccia tra Luca Zaia e il parlamento regionale: ordine del giorno, attesissima, la relazione del presidente della Giunta sull'autonomia differenziata. E qualcosa di nuovo, stavolta, è emerso davvero.

Le opposizioni avevano chiesto a luglio, subito dopo la prima richiesta al Governo, che il presidente riferisse in Aula a Palazzo Ferro Fini. E così il presidente ha fatto, pur dopo qualche passaggio istituzionale non secondario che, dopo l'approvazione della legge a giugno scorso, ha accompagnato questi ultimi mesi: i ricorsi delle regioni, le richieste di referendum abrogativo, la costituzione del Veneto davanti alla Consulta con la sua avvocatura, fino al vertice con il ministro Calderoli dello scorso 3 ottobre.

E così Zaia si è presentato in aula: raccontando tutto l'iter degli ultimi sette anni, dal referendum veneto dell'ottobre 2017 alla legge di oggi, e spiegando perché il Veneto chiederà competenze per tutte le nove materie non Lep, mentre la Liguria ne ha chieste cinque, il Piemonte sette, e la Lombardia otto. «È ignobile che qualcuno definisca questa legge spacca-Italia» ha esordito Zaia. Che rispetto alla ventennale tradizione leghista, in aula è arrivato però con una spiegazione più conciliante, parlando concretamente di competenze concrete: per esempio, la richiesta che le anagrafi possano emettere passaporti.

Incendiarie, queste sì, sono state le reazioni delle opposizioni. Vanessa Camani, capogruppo dem in Consiglio, ha lamentato l'assenza di «una spiegazione di come questa legge farà crescere il Veneto, e di come si troveranno soldi che non ci sono». Per Arturo Lorenzoni «una lezione sulla magnificenza dei risultati di Zaia, abile a imbellettare una trattativa lontana anni luce dalle aspettative dei veneti che lo hanno osannato quando si è fatto interprete dei loro afflati secessionisti, indipendentisti e autonomisti, e che ora devono accontentarsi di vedere il Veneto a trattare alcune ‘funzioni’ nell’ambito delle 9 materie non LEP».

Il prossimo passo, ora, dovrebbe attendersi da Roma. Il 12 novembre la Corte Costituzionale esaminerà i ricorsi delle regioni a guida centrosinistra presentati contro il ddl Calderoli. E la querelle si arricchirà di un nuovo passaggio, destinato comunque a dividere e far discutere.

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