CIAO GIACOMO: A JESOLO L'ULTIMO SALUTO A GOBBATO
Eccola la bara, all’uscita dalla chiesa, accolta dagli applausi dei presenti. Una, due, tre volte. Nessuno è voluto mancare per l’ultimo saluto a Giacomo Gobbato, morto lo scorso 20 settembre a Mestre nel tentativo di sventare una rapina.
Telecamere fuori dalla chiesa, come richiesto dalla famiglia, mamma Valentina, papà Luca e il fratello Tommaso, che hanno preferito vivere il loro dolore nella riservatezza. Ma fuori, oltre agli operatori dell’informazione, c’erano anche tante, tantissime persone. Solo una minima parte ha potuto contenerne la chiesa, al suo interno comunque gremita.
C’erano gli amici d’infanzia, i conoscenti, c’erano molti semplici cittadini, da Jesolo e da Venezia, che hanno voluto essere presenti per l’ultimo saluto a Giacomo. E poi c’erano loro, gli amici del centro sociale Rivolta, i compagni di mille battaglie combattute nel corso degli anni, che non hanno voluto lasciare Jack da solo fino all’ultimo momento, e che hanno voluto salutarlo come nel loro stile.
“Chi non conosce un ideale per cui valga la pena donarsi non avrà neppure ragione per dar senso alla sua vita” ha nell’omelia il Patriarca di Venezia Moraglia, che ha sottolineato il gesto eroico di Giacomo, che di fronte a una richiesta d’aiuto non si è voltato dall’altra parte. Al punto che il suo gesto, che drammaticamente è stato anche l’ultimo della sua vita, ha rappresentato il sigillo di tutta la sua esistenza.
Per questo gesto e per i valori che lo hanno accompagnato nel corso della vita in tanti hanno voluto essere presenti per l’ultimo saluto. Anche le due comunità di Jesolo e di Venezia, dove quella di lunedì è stata giornata di lutto cittadino.