L'OPPOSIZIONE CHIEDE LE DIMISSIONI DI BRUGNARO
Ca' Loredan è presa d'assalto. Ad essere qui fin dalle 11.30 sono in particolare ragazzi e ragazze dei comitati veneziani ma anche cittadini comuni e giornalisti. In tutto sono oltre un centinaio di persone.
Fuori la Venezia di ogni giorno, fagocitata dai turisti ignari. Dentro un'atmosfera rovente, che quasi sfocia in parapiglia quando i manifestanti forzano i controlli per salire alla sala consigliare.
Va in scena così il primo consiglio comunale dallo scoppio dell'inchiesta che sta sconvolgendo Venezia, il cui ordine del giorno, si capisce subito, sarà completamente stravolto.
In sala l'atmosfera si fa sempre più calda, il grido che più ricorre è "dimissioni". Dimissioni per Luigi Brugnaro, dimissioni per l'intera giunta.
La seduta del consiglio, prevista per le 14 inizia solo un'ora dopo. Tra i cori e la rabbia.
L'arresto l'assessore alla Mobilità Renato Boraso e l'avviso di garanzia per il sindaco Luigi Brugnaro non cadono nel silenzio.
Assenti il vicesindaco Venturini e lo stesso Brugnaro, che in un messaggio, letto in apertura dalla presidente Damiano, chiede di rimandare la discussione sull'inchiesta ad un altro consiglio.
"Non oggi" scrive "perché non voglio trasformare l'aula in un campo di battaglia". Ma l'opposizione non ci sta e i primi interventi chiedono subito una presa di posizione della maggioranza e le dimissioni del sindaco.
Si deve tornare al voto, dicono in blocco dall'opposizione, fermarsi davanti ad un fatto di enorme gravità. La discussione dura fino al tardo pomeriggio tra interruzioni e contestazioni, a scandire una giornata rovente, che resterà nella storia del comune di Venezia.