MOSE: NUOVI PROTOCOLLI, SOLITE INCOGNITE
Le polemiche intorno al Mose di Venezia non accennano a placarsi. A partire dall'autunno, il protocollo per il sollevamento delle 78 paratoie sarà modificato: entreranno in funzione con acque alte a partire da 110 cm, rispetto ai 120 cm attuali. Questa misura, volta a migliorare la protezione della città lagunare, solleva però nuovi interrogativi sul futuro dell’opera, anche in relazione ai cambiamenti climatici.
Uno studio dell’Università Ca’ Foscari ha evidenziato che, entro i prossimi 50 anni, a causa dell'innalzamento del livello del mare, il Mose dovrà essere attivato più di un giorno su due. Questo comporterà impatti significativi sulla durabilità delle paratoie, con potenziali ripercussioni sia sulla loro manutenzione che sulla navigazione nella laguna.
A ciò si aggiunge il peso dei costi: il Mose ha richiesto un investimento di circa 7 miliardi di euro e, nonostante questo, non è ancora pienamente operativo. Ogni sollevamento delle paratoie ha un costo stimato di 200 mila euro, mentre le spese di manutenzione, che avanzano a rilento, si aggirano intorno ai 50 milioni di euro annui. Una cifra considerevole che solleva dubbi sulla sostenibilità economica del progetto.
Il Ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, tuttavia, sembra ridimensionare queste preoccupazioni.
Nonostante le rassicurazioni, l’ombra dei cambiamenti climatici e dei costi elevati si staglia pesantemente sul futuro del Mose. La sua efficacia, infatti, potrebbe essere compromessa nel lungo periodo, con il rischio che si trasformi in un’opera onerosa e, nel tempo, inefficace per proteggere Venezia dalle acque alte sempre più frequenti.