MUNCH A MESTRE, UN URLO ANCORA PRESENTE
Dal 30 ottobre fino al 1° marzo, il Centro Culturale Candiani di Mestre ospiterà la mostra “Munch. La rivoluzione espressionista” a cura di Elisabetta Barisoni.
Affrontando le sette sezioni della mostra, potremmo avere un costante confronto tra Munch e i vari artisti che sono succeduti dopo di lui. Questa esposizione infatti vuole mostrare l’artista come specchio della cultura mitteleuropea e come cittadino del mondo, visti i suoi numerosi viaggi per l’Europa.
La mostra partirà dal confronto con Aksel Waldemar Johannessen, artista meno noto, ma con cui Munch condivide la ricerca di un mondo interiore tormentato, affrontando un realismo sociale carico di tensione espositiva.
Due capitoli saranno dedicati alle Secessioni: le rotture artistiche che hanno avvolto le aree tedesche tra il 1892 e 1898.
Si passerà alla fase Simbolista, con uno sguardo al Simbolismo Italiano rappresentato da Adolfo Wildt, Cesare Laurenti e Ugo Valeri. Il Simbolismo è la creazione di un mondo grottesco, cupo, popolato da maschere e figure mostruose.
Sarà possibile osservare anche le opere Simboliste tedesche, influenzate molto dalla mano e dalla tecnica dell’artista Norvegese.
Munch rappresenta si il suo tempo ma anche quello di oggi. Perché quell’urlo, carico di dolore, angoscia, solitudine, non si è mai esaurito.
La mostra ci offre uno sguardo anche dopo la morte dell’artista, allestendo la sezione “L’urlo contemporaneo” ripercorrendo le ricadute nella sensibilità negli artisti attivi dagli ultimi cento anni: dai campi di concentramento di Zoran Musič alla maternità mostruosa e deformata di Ennio Finzi, dal dolore della guerra Jugoslava in Marina Abramovič alla sofferenza del popolo Iraniano con Shirin Neshat.