VENEZIA, ARRESTATO BORASO, BRUGNARO INDAGATO
Corruzione, autoriciclaggio, falsa fatturazione. Sono questi i reati contestati dalla Procura di Venezia a Renato Boraso, assessore alla mobilità e alla viabilità del Comune di Venezia.
È un vero terremoto quello che sta scuotendo l'amministrazione della città lagunare.
All'alba di martedì 16, la Guardia di Finanza di Venezia, su mandato della Procura, ha arrestato l'assessore Boraso assieme ad imprenditori e funzionari pubblici, procedendo al sequestro di circa 2 milioni di euro e di documentazione relativa al caso.
18 le persone coinvolte a vario titolo, tra loro anche il sindaco Luigi Brugnaro, raggiunto da un avviso di garanzia.
Ma che cosa ha mosso la procura?
L'input alle indagini risale alla fine del 2021, ad un esposto riguardate la dubbia gestione di un appalto in alcuni terreni alla periferia di Mestre. Da questo fatto gli inquirenti hanno ricostruito un vasto sistema di corruzione con al centro, sembrerebbe, proprio l'assessore Boraso.
Questo sarebbe intervenuto su diversi appalti pubblici in cambio di denaro, fornito da imprenditori del territorio, giustificandolo poi con fatture per consulenze in realtà inesistenti. Nel giro avrebbero preso parte anche alcuni funzionari pubblici, senza che emergesse, salvo pochi casi, una particolare opposizione.
Un sistema in piedi da circa due anni e che ha interessato anche i primi mesi del 2024, quando, però, Boraso ha iniziato ad eliminare documenti compromettenti, sentendo il cerchio chiudersi intorno a lui.
Intercettazioni, controlli sul territorio e osservazione dei soggetti coinvolti da parte della GDF di Venezia hanno portato a chiedere le misure cautelari in carcere per Boraso e uno degli imprenditori, a causa della continuità e della pericolosità delle operazioni.
Dopo gli arresti le indagini non si fermano. Si indaga in particolare sulle trattative di vendita dell'area Pili, all'imbocco del Ponte della Libertà. E proprio in questa indagine è coinvolto anche il sindaco Luigi Brugnaro.